Per mangiare come i personaggi dei libri
Signore, signori e... topini, è
con grande piacere che vi annuncio l'inizio di una nuova rubrica che
delizierà i vostri occhi di lettori e i vostri palati di mangiatori.
Con un aiutante preso in prestito
dalla Pixar, d'ora in avanti punteggerò il blog – di nuovo, senza
alcuna regolarità garantita, il che forse strapperebbe a questo
spazio la legittimità del nome di “rubrica” – di ricette che
vi aiuteranno a riprodurre, nel modo più fedele che io riesca a
trovare, i cibi che vediamo finire in bocca ai nostri personaggi
preferiti.
Rémy:
Bonjour
a tutti quanti! Sentite che profumino?
Eh, sì, perché il nostro amico
francese è un topo, ma anche un cuoco, e per stavolta fingeremo che
sia pure un topo... di biblioteca. E non mi stupisco affatto che
senta già un odorino invitante, perché tanto per restare in tema,
quest'oggi si parla di formaggio.
Rémy: Evviva! Va bene, allora
ci sto, stringiamoci le zampe.
Ehm... non sapete di cosa sta
parlando, vero? Presto detto: il poverino aveva paura di me perché
mi faccio chiamare Gatta, così gli ho promesso che se mi avesse dato
una mano... ops... una zampa, la prima ricetta sarebbe stata a base
di formaggio e se la sarebbe potuta sbafare tutta.
Forse, però, il personaggio che
ce la consiglia non ci capirebbe se dicessimo “formaggio”, quindi
aiutiamolo un po' e chiamiamolo come fa lui, “casio”.
Qualche lettore c'è già arrivato? Sissignori, stiamo proprio
parlando di Salvatore, il monaco de Il
nome della rosa
di Umberto Eco che si presenta senza mezzi termini con un
«Penitenziagite!» e poi ci inonda di strane parole, un po' in
latino, un po' in italiano, un po' in spagnolo, un po' (correggetemi
se sbaglio, non so se l'esame di Filologia romanza che ho alle spalle
mi sia venuto molto in aiuto) in provenzale... Un proto-esperanto,
come lo chiama la mia fonte, e una lingua patchwork,
come la chiamo io, fatta tutta di pezzetti di altri idiomi che ha
sentito parlare durante la sua vita non proprio tranquilla. Lo si
capisce, con un po' di sforzo qui e là, e pertanto c'è chi ha
tradotto la sua ricetta. Eh, sì, perché qui siamo di fronte a uno
dei rari casi in cui il piatto non solo si nomina e poi si mangia, ma
si spiega pure, anche se in modo un po' raffazzonato: Salvatore ce la
mette proprio tutta per far capire ad Adso cos'ha intenzione di
preparare sgraffignando i pochi ingredienti necessari dalla cucina. E
così, senza ulteriori indugi, ecco a voi...
Il casio in pastelletto di Salvatore
Ingredienti:
Formaggio
tipo latteria
Burro o strutto
Zucchero di canna
Cannella in polvere
Burro o strutto
Zucchero di canna
Cannella in polvere
Procedura:
Prendere
del formaggio non troppo vecchio e non troppo salato e tagliarlo a
fettine. Mettere sul fuoco una pentola con un po' di burro o strutto
e porvi le fettine a intenerire.
Quando la cottura è quasi ultimata, spolverare con zucchero e cannella.
Quando la cottura è quasi ultimata, spolverare con zucchero e cannella.
Servire
caldo.
Rémy:
Parbleu! Ma
che ricetta strana! Sicura che si capisca?
Eh,
lo so, caro il mio topolino, ma questo è (molto letteralmente,
direi) quello che passa il convento: la spiegazione che ho messo alla
voce Procedura è la traduzione di quel che dice confusamente il
nostro monaco e la lista è dedotta solo da quel passo. Altro non
c'è, e me ne dispiaccio. Forse Salvatore non era bravo con i numeri,
forse nel Medioevo si cucinava un po' a occhio, questo non saprei
dirlo, ma non c'è traccia di dosi precise e perfino il tipo di
formaggio e di zucchero sono stati delle
brillanti intuizioni di qualcuno con più conoscenze storiche e
culinarie di me.
Sappiate questo: se ci
provate e non vi piace, non è detto che siate stati voi a sbagliare
qualcosa, può essere benissimo che il vostro palato non vada tanto
d'accordo con i gusti dei medievali. Non chiedetemi testimonianze
dirette, io non l'ho assaggiata, ma del personaggio mi fido pochino.
Voi sarete di certo più coraggiosi di me.
Rémy: Dovresti provare!
È formaggio! Slurp!
Be',
voi ditemi com'è e poi forse un giorno tenterò. Sinceramente, prima
di buttarmi su un formaggio cucinato “alla trecentesca”, vorrei
qualcosa di più della recensione positiva di un topo.
Non
vi preoccupate, la prossima volta saprò darvi molte più certezze.
Un indizio? Forse l'ingrediente segreto della puntata numero due del
Topo Buongustaio è un pizzico di magia.
A
presto!
Rémy: Au
revoir! Alla prossima
ricetta, gente!
Diamo i meriti a chi li ha.
La traduzione della ricetta e le precisazioni di metodo appartengono a: http://cantosirene.blogspot.it/2008/08/ricette-letterarie-1.html
La traduzione della ricetta e le precisazioni di metodo appartengono a: http://cantosirene.blogspot.it/2008/08/ricette-letterarie-1.html
Non mi è ben chiaro cosa sia il formaggio latteria...immagino qualcosa di simile all'Asiago?
RispondiEliminaPurtroppo posso solo fare supposizioni: mi viene da pensare che tu abbia ragione, ma come ho detto, ancora non ci ho provato e il tipo di formaggio è stato scelto da qualcuno di migliore di me in base (presumo) a quelli realmente disponibili nel Trecento che corrispondessero alla descrizione di Salvatore.
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