Quando un libro per bambini ti lascia più domande di un trattato filosofico
Cari lettori, questa volta ci
avventuriamo su un tema delicato, ma talmente delicato che mi sento
in dovere di apporre un avviso preventivo: se qualcuno commenterà,
per piacere, parlarne va bene, scatenare guerre no. Non so quanto
sarò ascoltata, ma vi imploro di metterci buonsenso.
Vi sembrerà strano che un post
corredato di fior di avvertimenti cominci parlando di un libro per
bambini, eppure è proprio così. Cosa ci sarà mai di tanto
scandaloso e controverso in un volumetto del genere? Aspettate prima
di dedurne che io abbia perso qualche rotella.
Il libro in questione è Robin
e Dio
di Sjoerd Kuyper, che mi colpì moltissimo in quell'irrinunciabile
periodo in cui una fortissima percentuale delle mie letture aveva il
marchio del Battello a Vapore. È la storia di un bambino che
comincia a farsi domande da adulto, in particolare su Dio, e tra un
nonno credente e un padre ateo non sa più di chi fidarsi.
Ebbene, è passato tanto di quel
tempo che della trama mi sfuggono parecchi dettagli, anzi, se devo
essere onesta non ricordo più nemmeno che conclusioni traesse Kuyper
dopo un tale tiro alla fune, ma una scena che non dimenticherò mai
c'è, e vorrei provare a proporvela.
Durante un tesissimo cenone di
Natale, il papà (che, ricordiamolo, non crede in Dio) mette giù
sotto forma un po' di sfida e un po' di barzelletta quello che in
realtà è a tutti gli effetti un paradosso, che vi illustrerò di
seguito. Okay, magari il mio modo di esporvelo sarà un po' più
colorito del suo, ma siamo su un blog personale, non in un manuale di
filosofia, e se ve lo riportassi testualmente questo più che un post
sarebbe un post-it.
Dunque, partiamo da una premessa
con cui qualsiasi lettore credente concorderà: Dio è onnipotente.
Pertanto, se – come dice la
parola – può fare qualunque cosa voglia, non avrà alcuna
difficoltà a creare dal nulla una grossa pietra, giusto? Magari vi
suonerà strano e perfino blasfemo che si dedichi a un insulso
giochetto del genere, ma immaginiamo per un momento che l'abbia fatto
e inseriamo anche una bella foto per aiutarci.
Bene, ora
abbiamo la pietra. Se Dio è onnipotente, allora potrà sicuramente
anche sollevarla. Fingiamo che sia così.
Oplà! Come un abile sollevatore
di pesi col bilanciere.
Ma questo per Dio è facile, talmente facile che per
tenersi veramente occupato partecipa contemporaneamente a un torneo
di scacchi con Shiva, a uno di briscola con Allah e tanto per gradire
anche a uno di poker con Zeus, quindi – sempre perché è
onnipotente – potrà anche divertirsi a renderla più pesante.
Voilà,
un gioco da ragazzi. Prima pesava un quintale, poniamo, e adesso ne
pesa due, perché è di Dio che stiamo parlando, e può fare tutto
quel che vuole.
E le accorate richieste dei fedeli, in tutto questo?
Be', insomma, è onnipotente, riuscirà a pensarci, suppongo. Per ora
mettiamole nella pila di pratiche da sbrigare, forse parlerò anche
di quelle, un giorno, in un altro post con l'etichetta Religione...
Come qualcuno di voi avrà già
capito, questo gioco di pesi promette di durare un bel po'. Tre
quintali? Tre quintali. Dieci? Dieci! Che problema c'è? È Dio, può
tutto!
E qui, signore e signori,
cominciano le difficoltà. Consideriamo le nostre opzioni.
a)
Questo noiosissimo alternarsi di solleva-aumenta-solleva-aumenta e
così via ad
nauseam
può continuare per sempre,
oppure
b)
non
può
continuare per sempre, e non perché ci siamo stufati di descriverlo,
ma proprio perché non può.
Se la b) fosse vera, allora Dio
non sarebbe onnipotente, perché arriverebbe a un certo punto, magari
tra qualche secolo o millennio di aumenti, in cui la pietra
diventerebbe troppo pesante e non potrebbe più sollevarla.
D'altro
canto, se fosse vera la a), Dio proseguirebbe col suo strano
passatempo ad
infinitum
e prima o poi, nella Sua immensa sapienza, si renderebbe conto che
non è onnipotente comunque, perché non
potrebbe creare una pietra tanto pesante da non poterla sollevare
Egli stesso.
Sì, tutto questo si trova in un
libro per bambini. Sembra impossibile, ma è, come si dice? “La
verità, nient'altro che la verità, lo giuro”. Perfino un
professore di religione se ne è lasciato sconfiggere, dato che la
risposta che mi diede non mi soddisfece per niente.
Penso in tutta onestà che quella
scena sia uno dei (tanti) motivi per cui oggi ho dubbi su Dio grossi
come la nostra pietra, anche se devo dire che nel leggere un
riassuntino del racconto della Creazione, già prima di scoprire la
storia di Robin, la mia prima reazione fu: «E i dinosauri?». Forse
non ero proprio portata per essere il genere di persona che dice le
preghierine prima di andare a dormire.
L'aspetto più incredibile,
secondo me, è che nella sua argomentazione l'ateo di ferro della
storia non dice mai, nemmeno per un momento, che Dio non esiste.
Tutto questo viene affermato postulando che ci sia, eppure, anche
senza dire in faccia al suo avversario che lo ritiene un'invenzione,
riesce a mettere a chi lo legge la pulce nell'orecchio: se l'idea di
un Dio onnipotente vacilla, non è che per caso a traballare sia
anche tutto il resto?
A voi la parola. Senza far
partire una crociata, per favore.
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