martedì 11 marzo 2014

Il paradosso della pietra

Quando un libro per bambini ti lascia più domande di un trattato filosofico

Cari lettori, questa volta ci avventuriamo su un tema delicato, ma talmente delicato che mi sento in dovere di apporre un avviso preventivo: se qualcuno commenterà, per piacere, parlarne va bene, scatenare guerre no. Non so quanto sarò ascoltata, ma vi imploro di metterci buonsenso.
Vi sembrerà strano che un post corredato di fior di avvertimenti cominci parlando di un libro per bambini, eppure è proprio così. Cosa ci sarà mai di tanto scandaloso e controverso in un volumetto del genere? Aspettate prima di dedurne che io abbia perso qualche rotella.
Il libro in questione è Robin e Dio di Sjoerd Kuyper, che mi colpì moltissimo in quell'irrinunciabile periodo in cui una fortissima percentuale delle mie letture aveva il marchio del Battello a Vapore. È la storia di un bambino che comincia a farsi domande da adulto, in particolare su Dio, e tra un nonno credente e un padre ateo non sa più di chi fidarsi.
Ebbene, è passato tanto di quel tempo che della trama mi sfuggono parecchi dettagli, anzi, se devo essere onesta non ricordo più nemmeno che conclusioni traesse Kuyper dopo un tale tiro alla fune, ma una scena che non dimenticherò mai c'è, e vorrei provare a proporvela.
Durante un tesissimo cenone di Natale, il papà (che, ricordiamolo, non crede in Dio) mette giù sotto forma un po' di sfida e un po' di barzelletta quello che in realtà è a tutti gli effetti un paradosso, che vi illustrerò di seguito. Okay, magari il mio modo di esporvelo sarà un po' più colorito del suo, ma siamo su un blog personale, non in un manuale di filosofia, e se ve lo riportassi testualmente questo più che un post sarebbe un post-it.
Dunque, partiamo da una premessa con cui qualsiasi lettore credente concorderà: Dio è onnipotente.
Pertanto, se – come dice la parola – può fare qualunque cosa voglia, non avrà alcuna difficoltà a creare dal nulla una grossa pietra, giusto? Magari vi suonerà strano e perfino blasfemo che si dedichi a un insulso giochetto del genere, ma immaginiamo per un momento che l'abbia fatto e inseriamo anche una bella foto per aiutarci.

Bene, ora abbiamo la pietra. Se Dio è onnipotente, allora potrà sicuramente anche sollevarla. Fingiamo che sia così.
Oplà! Come un abile sollevatore di pesi col bilanciere.
Ma questo per Dio è facile, talmente facile che per tenersi veramente occupato partecipa contemporaneamente a un torneo di scacchi con Shiva, a uno di briscola con Allah e tanto per gradire anche a uno di poker con Zeus, quindi – sempre perché è onnipotente – potrà anche divertirsi a renderla più pesante. Voilà, un gioco da ragazzi. Prima pesava un quintale, poniamo, e adesso ne pesa due, perché è di Dio che stiamo parlando, e può fare tutto quel che vuole.

E le accorate richieste dei fedeli, in tutto questo? Be', insomma, è onnipotente, riuscirà a pensarci, suppongo. Per ora mettiamole nella pila di pratiche da sbrigare, forse parlerò anche di quelle, un giorno, in un altro post con l'etichetta Religione...
Come qualcuno di voi avrà già capito, questo gioco di pesi promette di durare un bel po'. Tre quintali? Tre quintali. Dieci? Dieci! Che problema c'è? È Dio, può tutto!
E qui, signore e signori, cominciano le difficoltà. Consideriamo le nostre opzioni.
a) Questo noiosissimo alternarsi di solleva-aumenta-solleva-aumenta e così via ad nauseam può continuare per sempre,
oppure
b) non può continuare per sempre, e non perché ci siamo stufati di descriverlo, ma proprio perché non può.
Se la b) fosse vera, allora Dio non sarebbe onnipotente, perché arriverebbe a un certo punto, magari tra qualche secolo o millennio di aumenti, in cui la pietra diventerebbe troppo pesante e non potrebbe più sollevarla.
D'altro canto, se fosse vera la a), Dio proseguirebbe col suo strano passatempo ad infinitum e prima o poi, nella Sua immensa sapienza, si renderebbe conto che non è onnipotente comunque, perché non potrebbe creare una pietra tanto pesante da non poterla sollevare Egli stesso.
Sì, tutto questo si trova in un libro per bambini. Sembra impossibile, ma è, come si dice? “La verità, nient'altro che la verità, lo giuro”. Perfino un professore di religione se ne è lasciato sconfiggere, dato che la risposta che mi diede non mi soddisfece per niente.
Penso in tutta onestà che quella scena sia uno dei (tanti) motivi per cui oggi ho dubbi su Dio grossi come la nostra pietra, anche se devo dire che nel leggere un riassuntino del racconto della Creazione, già prima di scoprire la storia di Robin, la mia prima reazione fu: «E i dinosauri?». Forse non ero proprio portata per essere il genere di persona che dice le preghierine prima di andare a dormire.
L'aspetto più incredibile, secondo me, è che nella sua argomentazione l'ateo di ferro della storia non dice mai, nemmeno per un momento, che Dio non esiste. Tutto questo viene affermato postulando che ci sia, eppure, anche senza dire in faccia al suo avversario che lo ritiene un'invenzione, riesce a mettere a chi lo legge la pulce nell'orecchio: se l'idea di un Dio onnipotente vacilla, non è che per caso a traballare sia anche tutto il resto?
A voi la parola. Senza far partire una crociata, per favore.

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