lunedì 10 marzo 2014

Parole-panda

Salviamole dall'estinzione!

Ave, o viandanti dei sentieri cibernetici. Veleggiando tra le procellose acque della Rete, virate in direzione del mio porto e dilettatevi con codesto trattatello su alcuni vetusti lemmi del nostro italico idioma...

No, non sono impazzita. Volevo solo darvi un assaggino di come suonerebbe strana la lingua che diciamo di conoscere se tutti facessimo uno sforzo cosciente e costante di usare più parole desuete possibili. Ammettiamolo: se ci svegliassimo una mattina e decidessimo di provare a esprimerci così ogni volta che apriamo bocca, anche solo per ventiquattr'ore, parleremmo tutti più lentamente, faticando a scegliere i termini, come se la nostra stessa lingua madre ci fosse estranea.

Che l'italiano stia cambiando è un dato di fatto, e per quel che mi riguarda è naturale e anche positivo. Che la mutazione comporti anche un impoverimento è altrettanto accertato, e se devo essere sincera mi piace già di meno.

Tuttavia, c'è una differenza tra l'impegnarsi a non dimenticare le parole “difficili” e il prospettare scenari apocalittici profetizzando, numeri alla mano, che il nostro lessico quotidiano consiste al più di poche migliaia di parole e che si restringerà sempre di più, come una fonte d'acqua naturale che si stia prosciugando per lasciare dietro di sé solo il deserto.

L'impressione che ricevo leggendo un articolo catastrofista sullo stato della nostra lingua è che il professore di turno spesso si dimentichi di tenere in considerazione il contesto: voi parlereste allo stesso modo a un bambino e al Presidente della Repubblica?

Sono sicura che la ricchezza o povertà del lessico di una persona possa variare e che dipenda da così tanti fattori che anche solo cominciare a elencarli mi pare un'impresa degna di Ercole, quindi non intendo negare che ci siano persone al mondo che davvero conoscono pochissime parole e se dovessero usarne di più rare non ci riuscirebbero.

Fermiamoci un momento, però, e mettiamoci d'accordo su una definizione: cosa vuol dire veramente “conoscere” una parola? Saperne recitare il significato riportato dal dizionario? Poterla usare, ipoteticamente, in una frase di senso compiuto? Pronunciarla ogni giorno o quasi come parte del proprio normale vocabolario?

Prendiamo la prima parola di uso non proprio frequente che mi viene in mente: “impavido”. Potreste usarla, per esempio, nel raccontare una fiaba della buonanotte, ma credo che ciò vi creerebbe qualche difficoltà. Se il vostro ascoltatore è molto piccolo, sentendosi dire che il principe è stato “impavido” nel salvare la sua principessa è possibilissimo che vi fermerà e avrà bisogno di farsi spiegare che il signorino corredato di bianco destriero e calzamaglia celeste è stato molto, molto coraggioso nella sua impresa. E questo è comprensibile: è un bambino, non ha ancora letto molto, anzi, forse niente, quindi va bene così, c'è tutto il tempo per imparare.

Il bimbo si è addormentato. Guardatelo riposare come un angioletto per un po', poi andate a letto anche voi. Il giorno dopo accendete la TV e guardando il telegiornale sentite la storia di un improbabile eroe che si è gettato in un edificio in fiamme per salvare un marmocchio non più grande di quello a cui avete narrato la fiaba poche ore prima. Siate onesti: se non vi do il tempo di pensarci molto su, lo descrivereste istintivamente come “impavido” o come “coraggioso”? Quale parola vi viene in mente per prima?

Se avete risposto “impavido”, o siete Pinocchio o siete un membro dell'Accademia della Crusca. In ogni caso, fingerò di credervi. Complimenti.

Se avete scelto “coraggioso”, sappiate che secondo me non c'è niente di male. Non vuol dire che non conosciate il significato di “impavido”, “valoroso”, “audace”, “ardito”, “ardimentoso” o “temerario”, ma solo che, nel parlare in fretta, le opzioni meno comuni vi sono sfuggite di mente. Succede. Se poi qualcuna di quelle sopra in realtà vi mancava all'appello, tanto meglio, avete imparato qualcosa e la mia buona azione del giorno è fatta.

Con questo non voglio dire che i signori professori abbiano tutti torto marcio e che in realtà l'italiano medio abbia a disposizione una vastità lessicale in cui c'è solo l'imbarazzo della scelta: voglio solo che si facciano qualche domanda in più prima di gridare al lupo. Quanta dell'estrema semplicità del linguaggio di ogni giorno di cui tanto si lamentano è effettivamente dovuta all'ignoranza del parlante e quanta a quella dell'interlocutore a cui deve adattarsi? E quanta, invece, alla fretta, che ci fa ricorrere piuttosto a un termine “facile” che ci salti in mente subito che a uno “difficile” che riusciamo a usare benissimo, ma che richiede anche solo una frazione di secondo di riflessione ulteriore? Quante volte abbiamo esclamato: «Accidenti, non mi viene la parola!» quando invece ne sapevamo perfettamente la definizione e l'utilizzo, ma abbiamo solo avuto un lapsus momentaneo e completamente umano? Quante volte siamo rimasti a fissare perplessi il quesito di un cruciverba per poi tornarci sopra in seguito e scoprire che, con qualche lettera a disposizione invece di uno spazio vuoto, conoscevamo eccome la risposta? Sono cose che capitano! Non c'è nessun bisogno di infervorarsi dall'alto della cattedra e dare dei somari a destra e a manca a dei poveri tapini colpevoli solo di volersi sbrigare, o tutt'al più di essere un po' pigri! L'unico modo per sapere veramente quante e quali parole conosca un italiano sarebbe di leggergli nel pensiero, non di ascoltarlo, e anche se gli scienziati ci stanno lavorando, non mi risulta che ci siano ancora arrivati.

Tuttavia, se alla fretta non c'è rimedio, soprattutto in questo mondo che corre come un criceto impazzito nella sua ruota, alla pigrizia forse una piccola toppa si può mettere. Per esempio, i curatori del dizionario Zingarelli hanno individuato delle “parole da salvare”.

“Tra le 120 mila parole - tecnicamente «lemmi» - dello Zingarelli, il curatore Mario Cannella e la sua redazione ne hanno individuate quasi tremila (2.800) che potrebbero ancora essere pienamente in uso, ma che di fatto stanno diventando desuete e abbandonate, col rischio di andare perdute.”*

È un'iniziativa che trovo lodevole. Se riuscirò a mettere le mani sulla lista di quelle parole, mi baserò su quella (liberissimi di indirizzarmi verso di essa se sapete dove si trovi!), altrimenti aprirò il dizionario e selezionerò io delle parole che m'intrigano, ma mi piacerebbe usare il mio blog per qualcosa di simile. Non sarà una rubrica fissa, per il semplicissimo motivo che se non mi do scadenze non corro il rischio di non rispettarle, ma di tanto in tanto vi sorprenderò con un post sul significato, l'etimo e le mie personali riflessioni semiserie su una o più parole in estinzione.

Eh, sì, perché certi termini sono proprio in estinzione, come i panda. Pertanto, fate ciao con la manina al nostro nuovo amico, che ha vinto il suo ruolo da attore protagonista dopo un'estenuante serie di audizioni (leggasi: una ricerca su Google che mi ha restituito un'infinità di panda uno più adorabile dell'altro).

Signore e signori, lettori e lettrici, date il benvenuto con un caloroso applauso a Piermario, il Panda del Vocabolario!

Piermario, Pier per gli amici (perché voi siete già suoi amici, vero?), farà d'ora in poi la sua comparsa all'inizio di ogni post sulle parole a rischio e mi aiuterà a indicarvi degli ottimi motivi per continuare a usarle. Be', in realtà sarà troppo occupato a mangiucchiare per la maggior parte del tempo, ma vi assicuro che sarà un assistente di prim'ordine.

Pier: Ehi, non dimentichi qualcosa?

Come? Ah, già, giusto! Dalla regia mi ricordano di precisare che il suo secondo nome è Geronimo, il Panda del Sinonimo. Scusate, è un gran pignolo, ci tiene molto a queste cose.

Arrivederci, e ricordate: Piermario si nutre di bambù, ma se verrà a sapere che qualcuno di voi si è messo a usare una delle sue adorate parole, sarà ancora più contento!

Pier: Sì, sì! Come se mi aveste regalato una foresta intera! Gnam! Ciao ciao, amici! Alla prossima!



4 commenti:

  1. Risposte
    1. Carino, vero? Ha avuto un sacco di rivali, ma alla fine l'ha spuntata! E bravo Pier!
      Piermario si sente un po' solo e vuole avere tanti amici. Lo consiglieresti ai tuoi? ;-)

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  2. Gatta sei bravissima:)

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    1. Grazie davvero! Siccome sei tra i primi commentatori, ti direi che vinci qualche dolcetto virtuale, come un biscotto o una fetta di torta, ma Pier insiste per offrirti una canna di bambù, vallo a capire...
      Se apprezzi, facci pubblicità! Siamo appena nati e stiamo ancora crescendo!

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