Salviamole dall'estinzione!
Ave,
o viandanti dei sentieri cibernetici. Veleggiando tra le procellose
acque della Rete, virate in direzione del mio porto e dilettatevi con
codesto trattatello su alcuni vetusti lemmi del nostro italico
idioma...
No, non sono impazzita. Volevo
solo darvi un assaggino di come suonerebbe strana la lingua che
diciamo di conoscere se tutti facessimo uno sforzo cosciente e
costante di usare più parole desuete possibili. Ammettiamolo: se ci
svegliassimo una mattina e decidessimo di provare a esprimerci così
ogni volta che apriamo bocca, anche solo per ventiquattr'ore,
parleremmo tutti più lentamente, faticando a scegliere i termini,
come se la nostra stessa lingua madre ci fosse estranea.
Che l'italiano stia cambiando è
un dato di fatto, e per quel che mi riguarda è naturale e anche
positivo. Che la mutazione comporti anche un impoverimento è
altrettanto accertato, e se devo essere sincera mi piace già di
meno.
Tuttavia, c'è una differenza tra
l'impegnarsi a non dimenticare le parole “difficili” e il
prospettare scenari apocalittici profetizzando, numeri alla mano, che
il nostro lessico quotidiano consiste al più di poche migliaia di
parole e che si restringerà sempre di più, come una fonte d'acqua
naturale che si stia prosciugando per lasciare dietro di sé solo il
deserto.
L'impressione che ricevo leggendo
un articolo catastrofista sullo stato della nostra lingua è che il
professore di turno spesso si dimentichi di tenere in considerazione
il contesto: voi parlereste allo stesso modo a un bambino e al
Presidente della Repubblica?
Sono sicura che la ricchezza o
povertà del lessico di una persona possa variare e che dipenda da
così tanti fattori che anche solo cominciare a elencarli mi pare
un'impresa degna di Ercole, quindi non intendo negare che ci siano
persone al mondo che davvero conoscono pochissime parole e se
dovessero usarne di più rare non ci riuscirebbero.
Fermiamoci un momento, però, e
mettiamoci d'accordo su una definizione: cosa vuol dire veramente
“conoscere” una parola? Saperne recitare il significato riportato
dal dizionario? Poterla usare, ipoteticamente, in una frase di senso
compiuto? Pronunciarla ogni giorno o quasi come parte del proprio
normale vocabolario?
Prendiamo la prima parola di uso
non proprio frequente che mi viene in mente: “impavido”. Potreste
usarla, per esempio, nel raccontare una fiaba della buonanotte, ma
credo che ciò vi creerebbe qualche difficoltà. Se il vostro
ascoltatore è molto piccolo, sentendosi dire che il principe è
stato “impavido” nel salvare la sua principessa è possibilissimo
che vi fermerà e avrà bisogno di farsi spiegare che il signorino
corredato di bianco destriero e calzamaglia celeste è stato molto,
molto coraggioso nella sua impresa. E questo è comprensibile: è un
bambino, non ha ancora letto molto, anzi, forse niente, quindi va
bene così, c'è tutto il tempo per imparare.
Il bimbo si è addormentato.
Guardatelo riposare come un angioletto per un po', poi andate a letto
anche voi. Il giorno dopo accendete la TV e guardando il telegiornale
sentite la storia di un improbabile eroe che si è gettato in un
edificio in fiamme per salvare un marmocchio non più grande di
quello a cui avete narrato la fiaba poche ore prima. Siate onesti: se
non vi do il tempo di pensarci molto su, lo descrivereste
istintivamente come “impavido” o come “coraggioso”? Quale
parola vi viene in mente per prima?
Se avete risposto “impavido”,
o siete Pinocchio o siete un membro dell'Accademia della Crusca. In
ogni caso, fingerò di credervi. Complimenti.
Se avete scelto “coraggioso”,
sappiate che secondo me non c'è niente di male. Non vuol dire che
non conosciate il significato di “impavido”, “valoroso”,
“audace”, “ardito”, “ardimentoso” o “temerario”, ma
solo che, nel parlare in fretta, le opzioni meno comuni vi sono
sfuggite di mente. Succede. Se poi qualcuna di quelle sopra in realtà
vi mancava all'appello, tanto meglio, avete imparato qualcosa e la
mia buona azione del giorno è fatta.
Con
questo non voglio dire che i signori professori abbiano tutti torto
marcio e che in realtà l'italiano medio abbia a disposizione una
vastità lessicale in cui c'è solo l'imbarazzo della scelta: voglio
solo che si facciano qualche domanda in più prima di gridare al
lupo. Quanta dell'estrema semplicità del linguaggio di ogni giorno
di cui tanto si lamentano è effettivamente dovuta all'ignoranza del
parlante e quanta a quella dell'interlocutore a cui deve adattarsi? E
quanta, invece, alla fretta, che ci fa ricorrere piuttosto a un
termine “facile” che ci salti in mente subito che a uno
“difficile” che riusciamo a usare benissimo, ma che richiede
anche solo una frazione di secondo di riflessione ulteriore? Quante
volte abbiamo esclamato: «Accidenti,
non mi viene la parola!» quando invece ne sapevamo perfettamente la
definizione e l'utilizzo, ma abbiamo solo avuto un lapsus momentaneo
e completamente umano? Quante volte siamo rimasti a fissare perplessi
il quesito di un cruciverba per poi tornarci sopra in seguito e
scoprire che, con qualche lettera a disposizione invece di uno spazio
vuoto, conoscevamo eccome la risposta? Sono cose che capitano! Non
c'è nessun bisogno di infervorarsi dall'alto della cattedra e dare
dei somari a destra e a manca a dei poveri tapini colpevoli solo di
volersi sbrigare, o tutt'al più di essere un po' pigri! L'unico modo
per sapere veramente quante e quali parole conosca un italiano
sarebbe di leggergli nel pensiero, non di ascoltarlo, e anche se gli
scienziati ci stanno lavorando, non mi risulta che ci siano ancora
arrivati.
Tuttavia, se alla fretta non c'è
rimedio, soprattutto in questo mondo che corre come un criceto
impazzito nella sua ruota, alla pigrizia forse una piccola toppa si
può mettere. Per esempio, i curatori del dizionario Zingarelli hanno
individuato delle “parole da salvare”.
“Tra
le 120 mila parole - tecnicamente «lemmi» - dello Zingarelli, il
curatore Mario Cannella e la sua redazione ne hanno individuate quasi
tremila (2.800) che potrebbero ancora essere pienamente in uso, ma
che di fatto stanno diventando desuete e abbandonate, col rischio di
andare perdute.”*
È
un'iniziativa che trovo lodevole. Se riuscirò a mettere le mani
sulla lista di quelle parole, mi baserò su quella (liberissimi di
indirizzarmi verso di essa se sapete dove si trovi!), altrimenti
aprirò il dizionario e selezionerò io delle parole che m'intrigano,
ma mi piacerebbe usare il mio blog per qualcosa di simile. Non sarà
una rubrica fissa, per il semplicissimo motivo che se non mi do
scadenze non corro il rischio di non rispettarle, ma di tanto in
tanto vi sorprenderò con un post sul significato, l'etimo e le
mie personali riflessioni semiserie su una o più parole in
estinzione.
Eh, sì, perché certi termini
sono proprio in estinzione, come i panda. Pertanto, fate ciao con la
manina al nostro nuovo amico, che ha vinto il suo ruolo da attore
protagonista dopo un'estenuante serie di audizioni (leggasi: una
ricerca su Google che mi ha restituito un'infinità di panda uno più
adorabile dell'altro).
Signore e signori, lettori e
lettrici, date il benvenuto con un caloroso applauso a Piermario, il
Panda del Vocabolario!
Piermario, Pier per gli amici
(perché voi siete già suoi amici, vero?), farà d'ora in poi la sua
comparsa all'inizio di ogni post sulle parole a rischio e mi aiuterà
a indicarvi degli ottimi motivi per continuare a usarle. Be', in
realtà sarà troppo occupato a mangiucchiare per la maggior
parte del tempo, ma vi assicuro che sarà un assistente di
prim'ordine.
Pier: Ehi, non dimentichi
qualcosa?
Come? Ah, già, giusto! Dalla
regia mi ricordano di precisare che il suo secondo nome è Geronimo,
il Panda del Sinonimo. Scusate, è un gran pignolo, ci tiene molto a
queste cose.
Arrivederci, e ricordate:
Piermario si nutre di bambù, ma se verrà a sapere che qualcuno di voi si
è messo a usare una delle sue adorate parole, sarà ancora più
contento!
Pier: Sì, sì! Come se mi
aveste regalato una foresta intera! Gnam! Ciao ciao, amici! Alla
prossima!
*.*Piermario
RispondiEliminaCarino, vero? Ha avuto un sacco di rivali, ma alla fine l'ha spuntata! E bravo Pier!
EliminaPiermario si sente un po' solo e vuole avere tanti amici. Lo consiglieresti ai tuoi? ;-)
Gatta sei bravissima:)
RispondiEliminaGrazie davvero! Siccome sei tra i primi commentatori, ti direi che vinci qualche dolcetto virtuale, come un biscotto o una fetta di torta, ma Pier insiste per offrirti una canna di bambù, vallo a capire...
EliminaSe apprezzi, facci pubblicità! Siamo appena nati e stiamo ancora crescendo!