domenica 16 marzo 2014

"Questa non è letteratura!"

Il nuovo Indice dei libri proibiti

Cari lettori, oggi si torna a parlare di libri, e stavolta il plurale è più opportuno, perché invece di uno ne tireremo in causa diversi.
Cominciamo con una domanda: che cos’è la letteratura? Non preoccupatevi se non riuscite a rispondere, o se avete l’impressione di non aver detto tutto: hanno tentato in moltissimi prima d’ora, e nessun fior di scrittore o critico è ancora riuscito a dare una definizione succinta che metta d’accordo tutti quanti.
Eppure, di gente che ama ergersi su un pulpito immaginario e provarci lo stesso ce n’è, sia competente sia un po’ meno, e per facilitarsi il compito, in tanti fanno un giro più lungo e cominciano a procedere per esclusione, parlando invece di cosa non è.
Come metodo potrebbe anche funzionare, sennonché i volumi e, peggio ancora, gli autori bollati da costoro come “non-letteratura”, neanche fosse il Non-Compleanno di Alice, di solito fanno una fine impietosa, inondati da critiche feroci piene di punti esclamativi e di parole che ci aspetteremmo di udire più in una bisca clandestina che in un circolo di lettori, magari allontanando persone potenzialmente interessate che non hanno quasi mai preso in mano un libro prima, e cominciando da quelli potrebbero, un giorno, passare ad autori migliori. E questo, se siete topi (o gatti, o cani, o armadilli) di biblioteca come me, vedete bene che è un gran peccato.
A un bambino che sta appena imparando a leggere si mette in mano Dante? No! Gli si danno libri di cartone con una o poche parole per pagina, poi libretti illustrati che abbiano ancora più figure che frasi, poi pian piano gli si consigliano storie in cui il rapporto immagini-testo si sbilanci verso il secondo e la trama, entro i limiti della sua comprensione, magari s’infittisca, fino al gran giorno in cui riuscirà a leggere da solo un libro in cui di disegni non c’è nemmeno l’ombra e le parole su ogni facciata sembra che non finiscano mai. Sentite per caso delle infiammate recensioni che stronchino quei primi libriccini accusandoli di essere senza spessore? Di nuovo, la risposta è, o spero che sia, un grande e grosso no, perché sono utili così come sono.
E forse è brutto dirlo, ma ci sono persone che imparano a leggere a scuola, ma poi fuori dall’aula lo fanno così poco che è quasi come se fossero bambini nel corpo di adulti. I romanzetti scadenti contro cui ci si scaglia con tanto furore potrebbero benissimo, in qualche caso, avere per loro lo stesso valore dei libri illustrati per l’infanzia: li si prende in mano, vuoi perché le feroci operazioni di marketing che li sbattono in faccia ai passanti ad ogni angolo hanno fatto il loro effetto, vuoi perché li si riceve in dono da un innocente amico lettore che regalerebbe libri anche ai sassi; si prova a fare quest’esperienza nuova che si chiama leggere e, stranamente, la si apprezza; dopo il primo si passa al secondo, e poi al terzo, e poi al quarto, e in capo a qualche settimana o mesetto ci si ritrova non dico biblioteche ambulanti, ma almeno non più una di quelle persone che dichiarano di leggere meno di un libro all’anno, buttando drammaticamente giù i valori delle nostre statistiche.
«Il libro di Tizio fa schifo!»
«Caio non è letteratura!»
«Non leggere Sempronio, non è un vero libro!»
In qualche caso questi giudizi di valore possono pure essere corretti, ma ci rendiamo conto che se tutti seguissero questi consigli, per quanto ben intenzionati, la gente leggerebbe ancor meno di quanto lo faccia ora? Un cattivo libro con una trama scontata e personaggi sottili come carta velina è comunque un insieme di pagine, di righe, di parole da macinare, che può fare da trampolino di lancio verso qualcosa di meglio che altrimenti non si scoprirebbe mai!
Adori le storie d’amore? Nutriti pure di tutte le smancerie a poco prezzo che vuoi, basta che un giorno o l’altro tu scopra che nell’universo della parola scritta ci sono coppie migliori per cui fare un tifo sfegatato dal momento in cui ti vengono presentate fino a quello in cui giungono sane e salve a coronare il loro sogno (o, a seconda dei casi, anche no), e non tutte si basano sull’immortale schema del «Ti odio!» che qualche capitolo dopo, senza che si sappia bene come né perché, magicamente diventa un «Ti amo!».
Quando si è già veterani, allora ci si può ben permettere di sentirsi superiori a certi titoli di scarsa qualità, ma se si è nuove reclute, la formula magica è leggere, leggere e ancora leggere. Per chi è a digiuno di libri la selettività può arrivare dopo, ed è un bene che arrivi, ma non deve per forza esserci da subito. Meglio imparare ad amarli leggendo quel che piace che imparare a odiarli leggendo quel che si dovrebbe.
Di gente che giudica i libri ce n’è fin troppa, ma quello che non mi va molto giù è che si giudichino con altrettanta facilità le persone, come se un essere umano si potesse recensire.
Non è affatto scontato che chi ha letto uno, o anche parecchi, libri pessimi non ne sappia riconoscere uno buono se ce l’ha sotto il naso: certo, c’è chi non ha ancora fatto il grande salto dai romanzetti di bassa lega ai classici e forse non ci riuscirà mai, ma c’è anche il lettore vorace che si occupa un po’ degli uni e un po’ degli altri, perché ammettiamolo, i grandi autori si sono meritati l’appellativo di “grandi” per un motivo, ma l’ultimo fenomeno editoriale scritto in modo dieci volte più semplice sarà assai più piacevole per un cervello stanco dopo un’intensa giornata di lavoro o di studio. E poi, naturalmente, c’è la fetta – ahimè, temo che non sapremo mai quanto grande – di quelli che per darsi un tono negano di aver mai toccato certi libri e in pubblico raccontano di dilettarsi solo con certi altri, con l’aria di chi paragona il più fine cioccolato svizzero con quel che resta attaccato alla suola della scarpa di un passeggiatore disattento che abbia appena incrociato il cammino di un cane dal padrone particolarmente incivile. Ma siamo proprio sicuri che, nel chiuso delle loro stanze, questi snob della lettura facciano esattamente ciò che predicano?
Immaginate di intraprendere un lungo tragitto in treno, di quelli che durano ore e ore e non si possono affrontare senza portarsi dietro qualche espediente per ammazzare il tempo, sia esso un libro, un lettore MP3 che contenga un infinito concerto dei vostri artisti preferiti o chissà quale occupazione a vostra scelta.
Nello scompartimento ci siete solo voi e un perfetto sconosciuto del tutto anonimo, il genere di persona che non riuscireste più a riconoscere se si perdesse in una folla, tanto il suo aspetto è ordinario e privo di qualsivoglia segno particolare o altro indizio sul suo carattere. Il vostro compagno di viaggio sta leggendo un volume di cui avete sentito parlare o benissimo o malissimo, senza vie di mezzo: in milioni lo amano, ma quelli che voi considerate i veri conoscitori della letteratura lo detestano. Insomma, la tipica meteora dell’editoria che secondo voi durerà qualche mese e poi sparirà, e che di certo non si può definire un buon libro. A giudicare da quante pagine gli restano ancora davanti, certamente a questo ritmo lo finirà prima di scendere.
Osservatelo per un po’, poi dedicatevi al vostro passatempo. Alzate pure gli occhi verso di lui di tanto in tanto, per guardare con disprezzo questo ignorante che non sa cosa sia un bravo scrittore… Ehi! Un momento! Mentre eravate distratti, ha terminato il libro, l’ha messo via e ne ha cominciato un altro. Vediamo un po’ di cosa si tratta. Accipicchia! È nientemeno che Delitto e castigo di Dostoevskij, e questo strano lettore che fino a un attimo fa era così preso dalla sua brutta non-letteratura adesso sembra altrettanto incantato da qualcosa che lo è decisamente, e per di più, dall’atteggiamento e dall’espressione, non si direbbe che non lo capisca.
Ora ditemi: il vostro compagno di carrozza è ancora un ignorante incapace di riconoscere una lettura di qualità? O non è piuttosto uno che con esse deve avere almeno un po’ di confidenza, ma che fino a poco fa aveva scelto di rilassarsi con qualcosa di più leggero, forse consigliatogli da un amico con abitudini diverse dalle sue? Magari – che ne sapete? È un completo estraneo, ricordate? – non sarebbe mai arrivato a Dostoevskij se non avesse, un giorno di tanti anni fa, aperto un libro che tutti consideravano scadente come quello che aveva in mano prima…
È un’operazione quantomeno rischiosa giudicare una persona in base ad alcuni dei libri che ha letto, o peggio, uno solo: conoscendoli tutti, o almeno molti, saremmo già più vicini a un quadro completo delle sue idee e inclinazioni, ma tacciando di cattivo gusto nel migliore dei casi e d’ignoranza nel peggiore chi ha letto un libro che non ci piace rischiamo di ottenerne un’immagine distorta proprio perché parziale, come nella storiella dei ciechi che, toccandone una parte ciascuno, si facevano tutti idee diverse, una più assurda dell’altra, di come fosse fatto un elefante.
Tirando le somme, non dico che tutto quel che è scritto sia letteratura, ma non vedo la necessità di mettere all’Indice tutto ciò che non lo è, come si faceva un tempo con i libri eretici: così facendo, si ottiene solamente di negare a molti un innocuo divertimento e a qualcuno il primo passo di un lungo percorso lastricato di letture assai migliori.
Sebbene qualche post fa io abbia cercato di dimostrare che i tempi d'oro della maestra unica erano al massimo placcati, trovo opportuno concludere con parole non mie, ma riportatemi da mia madre, che le attribuisce alla sua insegnante delle elementari: leggete. Anche Topolino, basta leggere.

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