sabato 29 novembre 2014

Dalla malignità umana non si scappa...

... nemmeno andando nello spazio!

Saluti di proporzioni galattiche a chiunque passerà di qui. Scusate il prolungato silenzio, ma oltre a un orario talmente fitto da farmi desiderare la Giratempo di Hermione ho da incolpare anche un nuovo hobby. In modo del tutto inaspettato, la vostra gatta di biblioteca si sta lentamente trasformando in una Trekkie coi controfiocchi. Mi è nata quasi dal nulla una passione per la fantascienza, genere che per anni avevo beatamente ignorato, senza poter dire né di amarlo né di odiarlo, e se mi chiedete dove io sia stata in tutto questo tempo posso rispondervi con relativa sincerità che mi sono presa una vacanza a sedici e qualcosa anni luce da qui, sull'immaginario pianeta Vulcano, perché ultimamente ci ho pensato così tanto che è quasi come esserci stata. (Santo cielo, “sedici e qualcosa”, Spock mi farebbe a fettine. Senza almeno un paio di decimali non lo si fa contento. Quanti erano di preciso? 16,45?)
Ma adesso passiamo a parlare di qualcuno che nello spazio è andato davvero. Se non avete trascorso questi ultimi giorni in un bunker tagliato fuori da qualunque forma di comunicazione, molto probabilmente saprete che domenica 23 novembre l'astronauta italiana Samantha Cristoforetti è partita con la navicella Soyuz per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale. Ammetto che se non fosse stato per questa mia nuova fissazione con “l'ultima frontiera” (sì, era una citazione, secondo voi sono già da ricovero?) non avrei seguito l'evento con tanta trepidazione, ma sta di fatto che ho passato la serata a seguire lo streaming del lancio ed è stata un'esperienza che avrei raccomandato a chiunque.
Ebbene, ricordatemi di non andare mai nello spazio, o più in generale di non diventare mai famosa, perché se alla nostra AstroSam invidio le meravigliose vedute della Terra dalla stazione, certamente non vorrei essere al suo posto sotto tanti altri aspetti, in primis il fatto di essere costantemente sotto gli occhi del pubblico. Quando una persona è celebre, vuoi per invidia, vuoi perché fare certi commenti a distanza e nascosti dietro uno schermo fa cento volte meno paura che dirli in faccia, non può compiere un singolo, stramaledetto passo, in condizioni di gravità normali o meno, senza che le piovano addosso da ogni parte commenti di una cattiveria tale che mi stupisco che l'essere umano possa averne in sé così tanta. Sarà che ho un grande rispetto per la Cristoforetti, sarà che si è sempre comportata come una persona alla mano tutta intenta a dimostrare di essere ancora una donna normale nonostante il suo status tutt'altro che normale, ma quando sento certe critiche nei suoi confronti è quasi come se avessero insultato una mia amica. Mi rendo conto di esagerare, ma quel faccino un po' furbetto che ci sorride dalle stelle mi ispira una tale simpatia che non posso farne a meno.
Eccovi una breve carrellata del meglio del peggio, o del peggio del meglio, insomma... avete capito, no?
Cominciamo con una serie di commenti su Facebook che purtroppo sono costretta a riassumervi perché ho perso di vista lo screenshot. Detto molto in breve, in mezzo a tanti che per fortuna le facevano gli auguri per la missione, qualcuno ha pensato bene di sottolineare o che secondo lui è brutta, o che per essere lì dov'è doveva essere per forza raccomandata.
Ora, io sono la prima a pensare che l'accusa di sessismo ultimamente voli con un po' troppa facilità, ma si può sapere cosa importa se AstroSam non è Miss Universo? È lassù per condurre degli esperimenti, tra i quali non credo che sia contemplato quello di fare la prova di come sia sbaciucchiarsi in microgravità. Qui conta solo il suo cervello, non il suo aspetto. Al massimo, se proprio vogliamo preoccuparci del suo fisico, auguriamoci che resti in forma e che le condizioni di vita sulla ISS non le causino troppi disturbi. In tutto la squadra è composta da sei persone, ma degli americani presenti non mi risulta che qualcuno risponda al nome di James T. Kirk. In caso contrario mi preoccuperei, perché quello colleziona ragazze in giro per la galassia come se fossero figurine, ma per ora Samantha è al sicuro, il nostro caro playboy non dovrebbe nascere fino al ventitreesimo secolo. E a proposito di playboy, vogliamo parlare di quel “mostro d'intelligenza” che si è permesso di supporre che ce ne sia stato qualcuno all'interno dell'Accademia dove la nostra eroina ha sacrificato gli anni migliori della sua vita per diventare quello che è oggi? Io non c'ero e non posso sapere come sia andata, ma stiamo parlando di una persona selezionata tra più di ottomila potenziali candidati. Trovare la raccomandazione una volta, soprattutto in Italia, è un fatto che non mi stupisce, ma trovarla tutte le volte, dall'inizio alla fine del percorso? Spock si divertirebbe a calcolare le probabilità di una cosa del genere. Ah, no, scusatemi, lui non si diverte. Mai. (Certo, caro... non ti crede nessuno!)
Sempre nella stessa vena, una pagina umoristica di cui non mostro il logo per non beccarmi recriminazioni ma che molti di voi riconosceranno sicuramente dal font ha pubblicato questo:

E qui concedetemi un moto femminista di rabbia, se non altro perché anch'io sono un esemplare di quella specie protetta chiamata “ragazze che non pensano allo shopping 24 ore su 24”. Siamo in estinzione, lo so, ma esistiamo, proteggeteci! Infatti, puntuale come un orologio svizzero, arriva subito il commento che avrei voluto fare io:

Direi che non c'è altro da aggiungere.
Ma lasciamo perdere il perché e il percome: legittimamente o meno, Sam alla stazione ci è arrivata, e vi trascorrerà i prossimi sei mesi. Se seguite la sua pagina Facebook, saprete che ha l'abitudine di pubblicare foto della Terra scattate dalla Cupola (PS: anche gli americani e i russi chiamano quella parte Cupola, in italiano, perché a quanto pare è di costruzione nostrana), ma anche e soprattutto scatti divertenti di sé e dei suoi compagni d'avventura in momenti di vita quotidiana, come l'improvvisata cena di Ringraziamento consumata a testa in giù. Ma che bella cosa, direte voi: anche a tutti quei chilometri dalla Terra riesce a raggiungere un certo grado di normalità. Se avete pensato qualcosa del genere, sappiate che io sono con voi, ma non tutti lo sono. Questo è quanto è stato detto in relazione a una foto corredata da una didascalia che parlava di uno degli esperimenti:

Per fortuna, a dimostrazione che qualcuno che ragiona in modo sensato a questo mondo c'è ancora, tale commento ha subito scatenato un signor dibattito, al quale mi sono anche permessa di partecipare. Vi riassumo brevemente le mie posizioni.
Primo: c'è una differenza abissale tra tutto quello che gli astronauti stanno facendo in questi giorni e la minuscola parte che possono, o decidono di, condividere. Se si fanno vedere sorridenti e intenti a fare cose che non hanno l'aria di essere professionali, è per una quantità di ragioni: magari non hanno il permesso di pubblicare materiale direttamente relativo agli esperimenti in corso, o magari è una scelta d'immagine ben precisa. Quella di Samantha è una pagina pubblica, per l'amor del cielo! Se condividesse solo foto di cavi fluttuanti e attrezzature varie, incomprensibili per i non addetti ai lavori, come d'altronde se ne vedono sempre sullo sfondo, quanti pensate che la seguirebbero ancora? Può passare di lì chiunque, dalla nerd patentata come me che si tiene aggiornata perché lo sente come un passo in più verso l'Enterprise al bambino sognatore che prende in prestito l'account della mamma per guardare le sue imprese perché da grande vuol fare anche lui l'astronauta. L'idea di professionalità che si è fatta questa persona, la quale poco più sotto esprime addirittura stupore nei confronti dell'ESA che permette di pubblicare queste foto al di sotto delle sue regali attenzioni, scoraggerebbe una grossa fetta di fan. Ma per l'appunto, se l'ESA le permette, non saranno poi così ridicole e poco professionali, o sbaglio?
Secondo: la sua interpretazione quantomeno personale delle foto mi fa ridere per non piangere. È vero, ce n'è stata una che mostrava Sam che pedalava su una sorta di speciale cyclette spaziale, ma se collegasse il cervello alle dita che digitano saprebbe che non si trattava affatto di un gioco, ma di una parte ben precisa della sua strettissima tabella di marcia. Un'ora o due di esercizio fisico al giorno sono assolutamente necessarie in microgravità per evitare una quantità di spiacevoli conseguenze che non vi so spiegare bene. Dov'è McCoy quando serve? È anche vero che ce n'è stata una che mostrava l'attuale comandante in atto di correre senza peso lungo un corridoio, ma come la didascalia spiegava benissimo, non si trattava di una gara di corsa ingaggiata così, tanto per fare (anche perché Sam non si trova nell'inquadratura, ergo non stava gareggiando con lui) ma di uno scatto che mostra quanto sia bravo lui, che è nello spazio da più tempo, a muoversi in quelle condizioni, rispetto a lei che è arrivata da poco. Le gare vere, se ci saranno mai, si faranno dopo: per ora Sam stava solo esprimendo la sua ammirazione per il suo diretto superiore. Dov'è la mancanza di professionalità? Le foto alla Terra, che peraltro sono bellissime, sono parte integrante di quel lavoro che secondo questo meraviglioso esemplare umano non sta facendo, e anche i suoi predecessori, come Parmitano, ne scattavano a bizzeffe. Infine, due parole sui famosi asparagi reidratati che nell'immagine incriminata Sam acchiappava direttamente con la bocca: solo perché si è fatta vedere mentre mangiava un singolo boccone in modo un po' più giocoso tu sai con certezza che non ha consumato il resto del pacchetto rispettando perfettamente il “galateo” dello spazio? E se invece avesse deciso di prendere il cibo in quel modo perché, mangiandolo con le mani come suggerisci tu, se le sarebbe sporcate? Ti ricordo che, con l'acqua che si comporta in quel modo strano, lavarsi sulla ISS è una delle incombenze più scomode!
Un'altra chicca: Samantha è l'unica italiana in un equipaggio composto da americani e russi, come dimostra anche il simpatico dettaglio, se l'avete mai notato, del nome sulla divisa traslitterato in cirillico appena sotto i caratteri latini. Comunicherà, suppongo, in inglese, che è solo una delle tante lingue che parla. Neanche con il russo ha problemi, e ho sentito raccontare da persone che lo studiano che c'è da strapparsi i capelli. Io non ne so una parola, ma i pochi, sparuti esempi in russo fatti dal mio professore di Linguistica mi hanno sinceramente fatto paura. Tanto di cappello alla nostra poliglotta. Le sue didascalie e gli estratti del diario di bordo (che farfalle nello stomaco quando li vedo, quasi quasi mi aspetto di vederli corredati con le date astrali!) sono sempre bilingui, italiano e inglese, a beneficio di tutti quelli che passano a leggere. Credereste mai che possa capitare da quelle parti qualcuno col coraggio di fare le pulci alla sua grammatica? Eppure è successo! Non riesco più a rintracciare il commento di quell'adorabile grammar nazi, cosa che mi fa sospettare che l'abbia cancellato dopo essersi finalmente resa conto di quanto sia stata miope nel far rilevare una cosa di questo genere di fronte a uno scatto mozzafiato del nostro pianeta visto dall'alto, ma vi garantisco che fino a poco fa c'era ed esprimeva tutta la sua delusione nei confronti dell'astronauta che parla inglese “come una che ha fatto la scuola estiva a Londra” (e questo cosa mi dovrebbe significare? Non è forse vero che entrare in contatto con l'inglese per la strada ti lascia con una conoscenza superiore rispetto ai soli libri? Quello che io prenderei come un complimento, nel contesto, era decisamente venato di critica, come se le tanto celebrate vacanze studio all'estero fossero inutili, e io sono ancora qui a chiedermi perché).
Notare, peraltro, che AstroSam era “colpevole” soltanto di aver fatto un uso dei tempi verbali non elegantissimo, non proprio da libro di testo, ma che nell'inglese parlato di tutti i giorni può capitare, specie a una persona che abbia passato un periodo in un Paese anglofono, com'è capitato a lei, che è stata a lungo a Houston per addestrarsi al Johnson Space Center. Notizie dell'ultim'ora: una lingua non è un monolito, è una cosa viva, che cambia, e nessuno la parla come l'ipotetico John e l'immaginaria Jane che insegnano ai bambini a dire “The cat is on the table”. C'è un'altra didascalia in cui Samantha a mio parere ha effettivamente saltato un articolo: roba da poco, può rimanere nella penna (o tastiera) a chiunque, ma mi è venuto un brivido, già vedevo la maestrina tornare alla carica...
In breve: fatevi un promemoria anche voi per ricordarvi che la celebrità costa. “Essere famosi”, non si sa bene poi per cosa, oggi è il (genericissimo) sogno di molti, ma per me somiglia di più a un incubo. Se siete disposti, in cambio dei riflettori, a dovervi impegnare giorno e notte a essere maledettamente perfetti, per poi scoprire che comunque è inutile, perché le critiche arriveranno in ogni caso, la scelta è solo vostra. Io preferisco restarmene nell'ombra a fare i miei errori in pace, grazie. Come dice il titolo, dalla malignità umana non si scappa nemmeno andando nello spazio.