Prima puntata
Signore e signori, è giunto il
momento che tutti aspettavate: è tornato sugli schermi dei vostri
computer, o qualunque altro dispositivo stiate usando per leggermi,
Piermario, il panda del vocabolario!
Pier:
Ciao a tutti! Rieccomi qui!
Ciao, Pier. Sono sicura che
saranno felicissimi di rivederti. Da oggi, un po' alla volta, ci
occuperemo insieme di una serie di parole che sarebbe un vero peccato
dover perdere. Alcune forse vi giungeranno nuove, altre invece non vi
sembreranno poi così sconosciute e vi stupirete anche voi, come me,
del fatto che si stiano estinguendo, eppure è proprio così: forse,
pensandoci bene, sono termini che avete già sentito ma che per una
ragione o per l'altra non vi capita di usare. Magari non ne avete mai
l'occasione, o magari, quando ce l'avreste, le sostituite con altre.
Qualcuno invece le pronuncerà già ogni giorno e penserà che avrei
decisamente potuto sceglierne di più difficili. Se non fate parte di
questi ultimi, rendete contento Piermario e riprendetele: suonano
così bene sulla lingua che sarebbe proprio triste gettarle nel
dimenticatoio.
Bene, la parola di oggi è...
Pier: Ferma! Faccio io! Avevi
promesso!
Ops. Scusa, hai ragione. Ebbene,
è il turno di Piermario, che adesso inaugurerà il suo prezioso
ruolo di assistente! Auguriamogli buona fortuna! Regia, tutti i
riflettori su Pier, per favore. Lì c'è la telecamera, dacci il tuo
miglior sguardo da panda sciupafemmine. Tre... due... uno... apri la
busta!
Pier:
Lettori e lettrici, la parola di oggi è... è... oh, insomma, posso
avere un rullo di tamburi?
Avanti, Pier, deciditi! Un po'
d'atmosfera va bene, ma così è troppo!
Pier: La parola di oggi è
“canuto”!
E bravo il nostro panda! Se l'è
cavata egregiamente per essere la prima volta, non credete? Dunque,
vediamo un po', cosa si può dire sulla parola “canuto”? Regia,
un aiutino?
Pier: Be', direi che la regia
ha scelto bene, però...
Eh, sì, il nostro amico
sotto sotto ha ragione ad avere qualche piccola riserva. Vediamo
subito perché, aiutandoci con un buon dizionario (Zingarelli 2008).
canuto
agg.
1. Bianco, detto di capelli, barba, baffi e sim.;
2.
Di persona, che ha capelli, barba, baffi e sim. bianchi: un
vecchio c.
E fin qui penso, o meglio spero,
che ci arriviamo tutti. Era quello che vi aspettavate, giusto?
Ebbene, la definizione non è finita qui, e infatti continua così:
(est.)
Vecchio | (lett.)
Età, stagione canuta,
la vecchiaia.
3.
(fig.,
lett.)
Che ha la saggezza e l'assennatezza tipiche della vecchiaia.
E
qui qualcuno protesterà che vi stiamo trattando da somari, che
arrivarci era facile, basta fare un piccolo salto logico: i capelli
diventano bianchi – anzi, meglio, usiamo questa benedetta parola,
diventano canuti
– quando s'invecchia, quindi lo stesso termine va benissimo anche
per dire “vecchio” o “saggio”. Non ci vuol niente. Ma si sa,
a volte l'italiano, come tante altre lingue, fa scherzi anche più
strani di questo. C'è ancora qualcosina da dire:
(est.,
lett.)
Biancheggiante, detto di cose: schiume,
onde canute
| (poet.)
Ammantato di neve.
Questo davvero non lo sanno
tutti. Nella mia esperienza personale, se chiedo a qualcuno a caso di
“tradurre” la nostra parola in un italiano più corrente, non gli
verrà in mente di specificare che può non riferirsi soltanto ai
capelli.
Pier: Aspetta un minuto,
quindi un po' lo sono anch'io? Ma non sono mica vecchio!
Mi spiace, Pier, rassegnati:
volendo, possiamo anche dire che le parti bianche del tuo pelo sono
canute. Non arriverebbero in molti ad affermarlo: per i capelli di
una persona passi, ma per il manto di un panda, che non è nemmeno
tutto bianco... Forse solo qualche scrittore che ama tirar fuori dal
cappello a cilindro sensi inusuali delle parole oserebbe tanto, ma è
proprio così. Consolati pensando che hai un'aria da sapiente.
Pier: Oh, be', allora va
meglio. Pensi che dovrei citare una frase di Confucio, adesso?
Se ti va, il palcoscenico è
tutto tuo...
Pier: No, sono a posto così,
era solo per dire che la parola di oggi ha ripreso a piacermi.
Provate tutti a usarla un po' di più!
Magari qualcuno sarà ancora più
invogliato a impegnarsi se racconteremo anche qualcosa sul passato
della nostra parola protagonista. Che ne dici, caro Pier, di metterti
un bel cappello da cacciatore di cervi, lasciar andare la tua canna
di bambù per metterti una pipa in bocca e una lente d'ingrandimento
tra le zampe, e venire con me a seguire le tracce della sua origine?
Stavolta non è difficile.
canuto
dal latino tardo canūtus,
derivato da canus
cioè “bianco”.*
Pier: Tutto qui?
Come prima missione investigativa
nel mondo dell'etimologia non pare un granché, ma almeno abbiamo
scoperto un particolare che farà piacere agli appassionati di
storia: per essere derivata dal “nonno” del nostro italiano, è
ancora una parola abbastanza giovane.
Pier: Ma allora la parola
“canuto” è a sua volta canuta o non lo è? Accidenti, che
confusione...
Be', ora non esageriamo coi sensi
figurati. Volendo divertirci un po', potremmo anche chiamare “canuto”
un termine dalle origini antiche, ma non vorrei che i nostri lettori
si mettessero a usare il vocabolo di oggi anche quando non c'entra!
Sai che figuraccia?
Pier: Allora aiutiamoli!
Sai che hai proprio ragione?
Facciamo un esempio di quelli con tutti i crismi. Magari sarà la
spintarella giusta che servirà a qualcuno per decidersi a riprendere
la nostra parola, o magari, meglio ancora, farà venire loro voglia
di leggere qualche autore famoso, e allora sì che ne impareranno, di
vocaboli nuovi!
Movesi il vecchierel canuto et
biancho
del dolce loco ov'à sua età
fornita
et da la famigliuola sbigottita
che vede il caro padre venir
manco;
Francesco
Petrarca, Canzoniere,
XVI – Movesi
il vecchierel canuto et biancho**
Pier: Accipicchia, questo è
un italiano ancora più strano di quello che stiamo cercando di
difendere, non trovi?
Ahi, ahi, ahi, Pier, se ti
sentisse un professore chiamare “strano” uno dei nostri più
grandi poeti... A letto senza bambù!
Pier: Uffa!
Scherzavo! Un sacco di studenti
prima di te l'avranno pensato, e sinceramente non credo che sia un
grosso crimine. Sarà bravissimo, sarà illustre, avrà pure tutte le
qualità di questo mondo, ma è un poeta del Trecento e noi siamo nel
2014: una prima impressione di generale “stranezza” sarà
capitata a tutti e non è necessariamente sinonimo d'ignoranza. Non è
la lingua a cui siamo abituati. Vediamola così: assaggiando un
piatto esotico ci sembrerà certamente insolito e forse all'inizio
non ci piacerà neppure, ma pian piano, quando il palato si abitua,
cominciamo ad apprezzarlo. Questa è più o meno la stessa cosa.
Pier: Io, per me, continuo col
mio bambù, che è buonissimo!
Be', sei un panda, non mi
aspettavo altro. Dopo la fatica del debutto, ti meriti certamente uno
spuntino.
E dunque, vi è piaciuta la prima
puntata di Piermario, il Panda del Vocabolario? Vi ha fatto venir
voglia di descrivere vostro nonno come “canuto” invece di dire
semplicemente che “ha i capelli bianchi”?
Pier: Io ho un'idea ancora
migliore!
Ah, sì? Sentiamola, allora!
Pier: Se vi guardate allo
specchio, notate un po' di bianco qui e là e cominciate a
preoccuparvi, non è molto meglio dire che state diventando canuti,
invece di ammettere che state invecchiando? Secondo me è molto più
altisonante! Sembrerete più saggi!
Che furbastro, eh? Altro che
panda, questo qui è un vecchio volpone! Seguite il suo consiglio!
Arrivederci alla prossima puntata!
Pier: Ciao ciao, amici! Ci
vediamo!
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