Una passeggiata lungo il viale dei ricordi
Salve
a tutti, e bentornati nel nostro spazio mangereccio! Pronti a mettere
le mani in pasta?
Rémy:
Io sì! Dai, dai, quando cominciamo?
Quanta impazienza! Potresti
almeno salutare come si deve!
Rémy:
Ops... Salut,
mes amis...
Non mi dire che adesso oltre
all'assistente devo assumere pure un traduttore simultaneo, eh!
Rémy: Mi sono lasciato un po'
prendere, scusa! Qui qualcuno, non faccio nomi, ha una promessa da
mantenere...
Va
bene, va bene! Come anticipato, la ricetta di oggi arriva fresca
fresca dalla terra della Tour Eiffel e della Bastiglia, della Senna e
dei boulevards,
degli inventori della mongolfiera e del cinematografo, insomma, per
farla breve, dalla Francia! Contento adesso?
Rémy: Evviva!
Naturalmente, anche se la rubrica
finora è stata decisamente di parte anglofona, la Francia ha
prodotto a sua volta fior di autori, e siccome anche i loro
personaggi sono esseri umani che prima o poi dovranno mettersi a
tavola e mangiare, a saperlo cercare troviamo del cibo anche nella
letteratura del Paese d'origine del nostro amico.
Oggi, per esempio, non solo
inauguriamo la presenza francese nel nostro spazio, ma lo facciamo
veramente col botto, chiamando in aiuto nientemeno che Marcel Proust.
Rémy: Però! Mica male! Mi sa
che ho un presentimento su dove vuoi andare a parare...
Ce l'avranno in tanti, Rémy,
davvero in tanti. Il passo a cui voglio appellarmi è un autentico
mostro sacro, che probabilmente conoscerà anche chi non ha letto il
libro intero (il che, lasciatevelo dire, è un'impresa non da poco,
senza offesa per il nostro patriottico amichetto né per lo
scrittore: il Guinness dei Primati lo considera il romanzo più lungo
del mondo!). Eccolo qui:
Una
sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo
freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di
tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. Mandò a
prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati maddalene, che
sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San
Giacomo. E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la
prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra
un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto
della maddalena. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del
pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno
straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva
invaso, isolato, senza nozione di causa.
Marcel
Proust, Alla
ricerca del tempo perduto
Ebbene,
da questo – soltanto questo: il sapore di un pezzo di dolcetto nel
tè – si scatena una tale ondata di ricordi incatenati da produrre
intorno alle tremila pagine!
Ora,
se non siete francesi e quindi non legate chissà quali memorie
infantili al gusto delle maddalene, o madeleines
che dir si voglia, difficilmente per voi saranno così magiche, ma
questo non significa che non le possiate provare: sono perfette per
prendere un tè caldo con i vostri compagni di lettura!
Se
ne trovano più versioni con sottili differenze, ciascuna delle quali
pretende a caratteri cubitali di essere l'originale, e io purtroppo
non ho parenti francesi che possano darmi una mano a raccapezzarmi.
Ve ne propongo una, se per caso già la conoscevate diversa è solo
questione di varianti. E dunque, senza ulteriori indugi...
Madeleines
Ingredienti:
100 g di farina
100 g di burro + un po' per lo stampo
100 g di zucchero semolato
2 uova intere
2 tuorli
la scorza grattugiata di 1 limone non trattato
1 bustina di vanillina
1/2 bustina di lievito in polvere per dolci
sale fino
Procedimento:
Lascia fondere il burro in un pentolino a fuoco dolcissimo (non deve scurirsi). Questa operazione è più semplice se usi il burro chiarificato che, tra l'altro, non contiene lattosio (lo trovi al supermercato). Quando il burro è fuso, spegni e lascia intiepidire.
Con la frusta elettrica, monta le uova e i tuorli con lo zucchero e un pizzico di sale. Quando il composto è soffice e gonfio, incorpora la farina, il lievito e una bustina di vanillina, facendo scendere il tutto a pioggia dal setaccio e mescolando con un cucchiaio di legno con movimenti dal basso verso l'alto.
100 g di farina
100 g di burro + un po' per lo stampo
100 g di zucchero semolato
2 uova intere
2 tuorli
la scorza grattugiata di 1 limone non trattato
1 bustina di vanillina
1/2 bustina di lievito in polvere per dolci
sale fino
Procedimento:
Lascia fondere il burro in un pentolino a fuoco dolcissimo (non deve scurirsi). Questa operazione è più semplice se usi il burro chiarificato che, tra l'altro, non contiene lattosio (lo trovi al supermercato). Quando il burro è fuso, spegni e lascia intiepidire.
Con la frusta elettrica, monta le uova e i tuorli con lo zucchero e un pizzico di sale. Quando il composto è soffice e gonfio, incorpora la farina, il lievito e una bustina di vanillina, facendo scendere il tutto a pioggia dal setaccio e mescolando con un cucchiaio di legno con movimenti dal basso verso l'alto.
Infine, incorpora il burro fuso
freddo e la scorza grattugiata del limone.
Lascia riposare l'impasto a
temperatura ambiente per un'ora.
Imburra lo stampo e riempi le
cavità con l'impasto (non fino all'orlo perché tendono a gonfiarsi,
quindi mantieniti qualche mm al di sotto del bordo).
Inforna a 200° per 12 minuti,
dopodiché, togli dal forno e sforma dolcetti capovolgendo lo stampo.
Imburra nuovamente e ripeti l'operazione fino ad esaurire l'impasto.
Accompagna con una buona tazza di
tè o con una gustosa composta di frutta.
Rémy:
Da leccarsi i baffi! Però le madeleines
originali
hanno una forma strana, proprio come dice il nostro signor autore,
una forma che fuori dalla mia Francia non ho mai visto...
Eh, già! A voler essere proprio
precisi, per fare questo dolce come chef comanda ci vuole uno stampo
speciale che dia a ciascun biscottino la forma di una conchiglia. Se
lo trovate in qualche negozio specializzato, buon per voi, altrimenti
posso solo dirvi di controllare se per caso qualche francese D.O.C.
ne mette uno in vendita su Internet! Sarà un buon modo per imparare
un po' le lingue!
Arrivederci alla prossima
mangiata... ehm, puntata!
Rémy:
Au
revoir!
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