... nemmeno andando nello spazio!
Saluti di proporzioni galattiche
a chiunque passerà di qui. Scusate il prolungato silenzio, ma oltre
a un orario talmente fitto da farmi desiderare la Giratempo di
Hermione ho da incolpare anche un nuovo hobby. In modo del tutto
inaspettato, la vostra gatta di biblioteca si sta lentamente
trasformando in una Trekkie coi controfiocchi. Mi è nata quasi dal
nulla una passione per la fantascienza, genere che per anni avevo
beatamente ignorato, senza poter dire né di amarlo né di odiarlo, e
se mi chiedete dove io sia stata in tutto questo tempo posso
rispondervi con relativa sincerità che mi sono presa una vacanza a
sedici e qualcosa anni luce da qui, sull'immaginario pianeta Vulcano,
perché ultimamente ci ho pensato così tanto che è quasi come
esserci stata. (Santo cielo, “sedici e qualcosa”, Spock mi
farebbe a fettine. Senza almeno un paio di decimali non lo si fa
contento. Quanti erano di preciso? 16,45?)
Ma adesso passiamo a parlare di
qualcuno che nello spazio è andato davvero. Se non avete trascorso
questi ultimi giorni in un bunker tagliato fuori da qualunque forma
di comunicazione, molto probabilmente saprete che domenica 23
novembre l'astronauta italiana Samantha Cristoforetti è partita con
la navicella Soyuz per raggiungere la Stazione Spaziale
Internazionale. Ammetto che se non fosse stato per questa mia nuova
fissazione con “l'ultima frontiera” (sì, era una citazione,
secondo voi sono già da ricovero?) non avrei seguito l'evento con
tanta trepidazione, ma sta di fatto che ho passato la serata a
seguire lo streaming del lancio ed è stata un'esperienza che avrei
raccomandato a chiunque.
Ebbene, ricordatemi di non andare
mai nello spazio, o più in generale di non diventare mai famosa,
perché se alla nostra AstroSam invidio le meravigliose vedute della
Terra dalla stazione, certamente non vorrei essere al suo posto sotto
tanti altri aspetti, in primis il fatto di essere
costantemente sotto gli occhi del pubblico. Quando una persona è
celebre, vuoi per invidia, vuoi perché fare certi commenti a
distanza e nascosti dietro uno schermo fa cento volte meno paura che
dirli in faccia, non può compiere un singolo, stramaledetto passo,
in condizioni di gravità normali o meno, senza che le piovano
addosso da ogni parte commenti di una cattiveria tale che mi stupisco
che l'essere umano possa averne in sé così tanta. Sarà che ho un
grande rispetto per la Cristoforetti, sarà che si è sempre
comportata come una persona alla mano tutta intenta a dimostrare di
essere ancora una donna normale nonostante il suo status tutt'altro
che normale, ma quando sento certe critiche nei suoi confronti è
quasi come se avessero insultato una mia amica. Mi rendo conto di
esagerare, ma quel faccino un po' furbetto che ci sorride dalle
stelle mi ispira una tale simpatia che non posso farne a meno.
Eccovi una breve carrellata del
meglio del peggio, o del peggio del meglio, insomma... avete capito,
no?
Cominciamo con una serie di
commenti su Facebook che purtroppo sono costretta a riassumervi
perché ho perso di vista lo screenshot. Detto molto in breve, in
mezzo a tanti che per fortuna le facevano gli auguri per la missione,
qualcuno ha pensato bene di sottolineare o che secondo lui è brutta,
o che per essere lì dov'è doveva essere per forza raccomandata.
Ora, io sono la prima a pensare
che l'accusa di sessismo ultimamente voli con un po' troppa facilità,
ma si può sapere cosa importa se AstroSam non è Miss Universo? È
lassù per condurre degli esperimenti, tra i quali non credo che sia
contemplato quello di fare la prova di come sia sbaciucchiarsi in
microgravità. Qui conta solo il suo cervello, non il suo aspetto. Al
massimo, se proprio vogliamo preoccuparci del suo fisico, auguriamoci
che resti in forma e che le condizioni di vita sulla ISS non le
causino troppi disturbi. In tutto la squadra è composta da sei
persone, ma degli americani presenti non mi risulta che qualcuno
risponda al nome di James T. Kirk. In caso contrario mi preoccuperei,
perché quello colleziona ragazze in giro per la galassia come se
fossero figurine, ma per ora Samantha è al sicuro, il nostro caro
playboy non dovrebbe nascere fino al ventitreesimo secolo. E a
proposito di playboy, vogliamo parlare di quel “mostro
d'intelligenza” che si è permesso di supporre che ce ne sia stato
qualcuno all'interno dell'Accademia dove la nostra eroina ha
sacrificato gli anni migliori della sua vita per diventare quello che
è oggi? Io non c'ero e non posso sapere come sia andata, ma stiamo
parlando di una persona selezionata tra più di ottomila potenziali
candidati. Trovare la raccomandazione una volta, soprattutto in
Italia, è un fatto che non mi stupisce, ma trovarla tutte le volte,
dall'inizio alla fine del percorso? Spock si divertirebbe a calcolare
le probabilità di una cosa del genere. Ah, no, scusatemi, lui non si
diverte. Mai. (Certo, caro... non ti crede nessuno!)
Sempre nella stessa vena, una
pagina umoristica di cui non mostro il logo per non beccarmi
recriminazioni ma che molti di voi riconosceranno sicuramente dal
font ha pubblicato questo:
E qui concedetemi un moto
femminista di rabbia, se non altro perché anch'io sono un esemplare
di quella specie protetta chiamata “ragazze che non pensano allo
shopping 24 ore su 24”. Siamo in estinzione, lo so, ma esistiamo,
proteggeteci! Infatti, puntuale come un orologio svizzero, arriva
subito il commento che avrei voluto fare io:
Direi che non c'è altro da
aggiungere.
Ma lasciamo perdere il perché e
il percome: legittimamente o meno, Sam alla stazione ci è arrivata,
e vi trascorrerà i prossimi sei mesi. Se seguite la sua pagina
Facebook, saprete che ha l'abitudine di pubblicare foto della Terra
scattate dalla Cupola (PS: anche gli americani e i russi chiamano
quella parte Cupola, in italiano, perché a quanto pare è di
costruzione nostrana), ma anche e soprattutto scatti divertenti di sé
e dei suoi compagni d'avventura in momenti di vita quotidiana, come
l'improvvisata cena di Ringraziamento consumata a testa in giù. Ma
che bella cosa, direte voi: anche a tutti quei chilometri dalla Terra
riesce a raggiungere un certo grado di normalità. Se avete pensato
qualcosa del genere, sappiate che io sono con voi, ma non tutti lo
sono. Questo è quanto è stato detto in relazione a una foto
corredata da una didascalia che parlava di uno degli esperimenti:
Per fortuna, a dimostrazione che
qualcuno che ragiona in modo sensato a questo mondo c'è ancora, tale
commento ha subito scatenato un signor dibattito, al quale mi sono
anche permessa di partecipare. Vi riassumo brevemente le mie
posizioni.
Primo: c'è una differenza
abissale tra tutto quello che gli astronauti stanno facendo in questi
giorni e la minuscola parte che possono, o decidono di, condividere.
Se si fanno vedere sorridenti e intenti a fare cose che non hanno
l'aria di essere professionali, è per una quantità di ragioni:
magari non hanno il permesso di pubblicare materiale direttamente
relativo agli esperimenti in corso, o magari è una scelta d'immagine
ben precisa. Quella di Samantha è una pagina pubblica, per l'amor
del cielo! Se condividesse solo foto di cavi fluttuanti e
attrezzature varie, incomprensibili per i non addetti ai lavori, come
d'altronde se ne vedono sempre sullo sfondo, quanti pensate che la
seguirebbero ancora? Può passare di lì chiunque, dalla nerd
patentata come me che si tiene aggiornata perché lo sente come un
passo in più verso l'Enterprise al bambino sognatore che
prende in prestito l'account della mamma per guardare le sue imprese
perché da grande vuol fare anche lui l'astronauta. L'idea di
professionalità che si è fatta questa persona, la quale poco più
sotto esprime addirittura stupore nei confronti dell'ESA che permette
di pubblicare queste foto al di sotto delle sue regali attenzioni,
scoraggerebbe una grossa fetta di fan. Ma per l'appunto, se l'ESA le
permette, non saranno poi così ridicole e poco professionali, o
sbaglio?
Secondo: la sua interpretazione quantomeno personale delle foto mi fa ridere per non piangere. È vero, ce n'è stata una che mostrava Sam che pedalava su una sorta di speciale cyclette spaziale, ma se collegasse il cervello alle dita che digitano saprebbe che non si trattava affatto di un gioco, ma di una parte ben precisa della sua strettissima tabella di marcia. Un'ora o due di esercizio fisico al giorno sono assolutamente necessarie in microgravità per evitare una quantità di spiacevoli conseguenze che non vi so spiegare bene. Dov'è McCoy quando serve? È anche vero che ce n'è stata una che mostrava l'attuale comandante in atto di correre senza peso lungo un corridoio, ma come la didascalia spiegava benissimo, non si trattava di una gara di corsa ingaggiata così, tanto per fare (anche perché Sam non si trova nell'inquadratura, ergo non stava gareggiando con lui) ma di uno scatto che mostra quanto sia bravo lui, che è nello spazio da più tempo, a muoversi in quelle condizioni, rispetto a lei che è arrivata da poco. Le gare vere, se ci saranno mai, si faranno dopo: per ora Sam stava solo esprimendo la sua ammirazione per il suo diretto superiore. Dov'è la mancanza di professionalità? Le foto alla Terra, che peraltro sono bellissime, sono parte integrante di quel lavoro che secondo questo meraviglioso esemplare umano non sta facendo, e anche i suoi predecessori, come Parmitano, ne scattavano a bizzeffe. Infine, due parole sui famosi asparagi reidratati che nell'immagine incriminata Sam acchiappava direttamente con la bocca: solo perché si è fatta vedere mentre mangiava un singolo boccone in modo un po' più giocoso tu sai con certezza che non ha consumato il resto del pacchetto rispettando perfettamente il “galateo” dello spazio? E se invece avesse deciso di prendere il cibo in quel modo perché, mangiandolo con le mani come suggerisci tu, se le sarebbe sporcate? Ti ricordo che, con l'acqua che si comporta in quel modo strano, lavarsi sulla ISS è una delle incombenze più scomode!
Secondo: la sua interpretazione quantomeno personale delle foto mi fa ridere per non piangere. È vero, ce n'è stata una che mostrava Sam che pedalava su una sorta di speciale cyclette spaziale, ma se collegasse il cervello alle dita che digitano saprebbe che non si trattava affatto di un gioco, ma di una parte ben precisa della sua strettissima tabella di marcia. Un'ora o due di esercizio fisico al giorno sono assolutamente necessarie in microgravità per evitare una quantità di spiacevoli conseguenze che non vi so spiegare bene. Dov'è McCoy quando serve? È anche vero che ce n'è stata una che mostrava l'attuale comandante in atto di correre senza peso lungo un corridoio, ma come la didascalia spiegava benissimo, non si trattava di una gara di corsa ingaggiata così, tanto per fare (anche perché Sam non si trova nell'inquadratura, ergo non stava gareggiando con lui) ma di uno scatto che mostra quanto sia bravo lui, che è nello spazio da più tempo, a muoversi in quelle condizioni, rispetto a lei che è arrivata da poco. Le gare vere, se ci saranno mai, si faranno dopo: per ora Sam stava solo esprimendo la sua ammirazione per il suo diretto superiore. Dov'è la mancanza di professionalità? Le foto alla Terra, che peraltro sono bellissime, sono parte integrante di quel lavoro che secondo questo meraviglioso esemplare umano non sta facendo, e anche i suoi predecessori, come Parmitano, ne scattavano a bizzeffe. Infine, due parole sui famosi asparagi reidratati che nell'immagine incriminata Sam acchiappava direttamente con la bocca: solo perché si è fatta vedere mentre mangiava un singolo boccone in modo un po' più giocoso tu sai con certezza che non ha consumato il resto del pacchetto rispettando perfettamente il “galateo” dello spazio? E se invece avesse deciso di prendere il cibo in quel modo perché, mangiandolo con le mani come suggerisci tu, se le sarebbe sporcate? Ti ricordo che, con l'acqua che si comporta in quel modo strano, lavarsi sulla ISS è una delle incombenze più scomode!
Un'altra chicca: Samantha è
l'unica italiana in un equipaggio composto da americani e russi, come
dimostra anche il simpatico dettaglio, se l'avete mai notato, del
nome sulla divisa traslitterato in cirillico appena sotto i caratteri
latini. Comunicherà, suppongo, in inglese, che è solo una delle
tante lingue che parla. Neanche con il russo ha problemi, e ho
sentito raccontare da persone che lo studiano che c'è da strapparsi
i capelli. Io non ne so una parola, ma i pochi, sparuti esempi in
russo fatti dal mio professore di Linguistica mi hanno sinceramente
fatto paura. Tanto di cappello alla nostra poliglotta. Le sue
didascalie e gli estratti del diario di bordo (che farfalle nello
stomaco quando li vedo, quasi quasi mi aspetto di vederli corredati
con le date astrali!) sono sempre bilingui, italiano e inglese, a
beneficio di tutti quelli che passano a leggere. Credereste mai che
possa capitare da quelle parti qualcuno col coraggio di fare le pulci
alla sua grammatica? Eppure è successo! Non riesco più a
rintracciare il commento di quell'adorabile grammar nazi,
cosa che mi fa sospettare che l'abbia cancellato dopo essersi
finalmente resa conto di quanto sia stata miope nel far rilevare una
cosa di questo genere di fronte a uno scatto mozzafiato del nostro
pianeta visto dall'alto, ma vi garantisco che fino a poco fa c'era ed
esprimeva tutta la sua delusione nei confronti dell'astronauta che
parla inglese “come una che ha fatto la scuola estiva a Londra”
(e questo cosa mi dovrebbe significare? Non è forse vero che entrare
in contatto con l'inglese per la strada ti lascia con una conoscenza
superiore rispetto ai soli libri? Quello che io prenderei come un
complimento, nel contesto, era decisamente venato di critica, come se
le tanto celebrate vacanze studio all'estero fossero inutili, e io
sono ancora qui a chiedermi perché).
Notare, peraltro, che AstroSam
era “colpevole” soltanto di aver fatto un uso dei tempi verbali
non elegantissimo, non proprio da libro di testo, ma che nell'inglese
parlato di tutti i giorni può capitare, specie a una persona che
abbia passato un periodo in un Paese anglofono, com'è capitato a
lei, che è stata a lungo a Houston per addestrarsi al Johnson Space
Center. Notizie dell'ultim'ora: una lingua non è un monolito, è una
cosa viva, che cambia, e nessuno la parla come l'ipotetico John e
l'immaginaria Jane che insegnano ai bambini a dire “The cat is on
the table”. C'è un'altra didascalia in cui Samantha a mio parere
ha effettivamente saltato un articolo: roba da poco, può rimanere
nella penna (o tastiera) a chiunque, ma mi è venuto un brivido, già
vedevo la maestrina tornare alla carica...
In breve: fatevi un promemoria
anche voi per ricordarvi che la celebrità costa. “Essere famosi”,
non si sa bene poi per cosa, oggi è il (genericissimo) sogno di
molti, ma per me somiglia di più a un incubo. Se siete disposti, in
cambio dei riflettori, a dovervi impegnare giorno e notte a essere
maledettamente perfetti, per poi scoprire che comunque è inutile,
perché le critiche arriveranno in ogni caso, la scelta è solo
vostra. Io preferisco restarmene nell'ombra a fare i miei errori in
pace, grazie. Come dice il titolo, dalla malignità umana non si
scappa nemmeno andando nello spazio.
Nessun commento:
Posta un commento