sabato 20 dicembre 2014

In sala lettura: Il Baco da Seta, Robert Galbraith

Un tessuto sì, ma di citazioni

Salve a tutti, cari lettori. Oggi continuiamo la “gloriosa” tradizione di prenderci ogni tanto un momento per parlare di libri, e lo facciamo con un titolo che forse vi ricorderà qualcosa: si tratta del secondo nella serie di Cormoran Strike, firmata Robert Galbraith alias J.K. Rowling, col cui primo volume avevo inaugurato tempo fa il mio angoletto delle recensioni.
Prima di addentrarci a parlare della trama, che preferisco accennarvi a pennellate veloci per non cadere nel rischio di rovinarvi la sorpresa finale (ed è una sorpresa, fidatevi: conoscendola, sapevo fin dall'inizio che il finale sarebbe stato del tutto insospettabile, ma le mie congetture si fermavano lì), soffermiamoci un momento sul titolo. Con questo secondo episodio sta cominciando a formarsi uno schema ricorrente: sospetto che da qui in poi su ogni copertina figurerà il nome di un animale e che la connessione tra esso e il contenuto non sarà mai immediatamente evidente.
Rispetto alla perplessità che aleggia su quasi tutto il primo volume, in cui non si scopre se non molto più avanti cosa c'entri il cuculo, tuttavia, stavolta almeno il mistero del titolo è risolto presto: Il Baco da Seta è un riferimento al manoscritto di un romanzo che fa da perno all'intera storia, che l'autore aveva battezzato Bombyx Mori, ovvero il nome scientifico dell'insetto, che però nel contesto diventa il nome del protagonista, il quale non si sente affatto a disagio nel suo mondo con una denominazione del genere, dato che anche gli altri vantano un'impressionante collezione di nomi e soprannomi di varia natura uno più strano dell'altro: Succuba, Zecca, Tagliatore, Vanaglorio, Arpia, Epicoene e (preparatevi al peggio) Phallus Impudicus, a sua volta un nome scientifico, però di un fungo velenoso.



Pare quasi che la nostra autrice, che stavolta passa dall'ambiente dei flash fotografici a uno che conosce ancora meglio, quello dell'editoria, abbia trasferito sulla vittima, Owen Quine, scrittore di fama scarsa e opinione di sé altissima, l'abitudine dei nomi tematici: alla lista di nomi di uccelli per stavolta si aggiunge solo il vezzeggiativo della figlia di lui, Orlando “Dodo” Quine (sì, è femminile, lunga storia), una ragazza con gravi disturbi dell'apprendimento che a ventiquattro anni aveva dato a Strike, da come ne parlava la madre, l'impressione di una bimba di non più di dieci, e per di più nel corso del libro si specifica per benino l'origine reale del nome di Cormoran, che non ha quella famigerata T finale perché con i volatili non c'entra proprio nulla ed è invece il nome di un gigante del folklore britannico (un brutto colpo alla mia teoria dei pennuti, ma comunque un nome parlante nel suo solito stile, vista la stazza del detective: nomen omen, come sempre!). Particolarmente intelligente, poi, la scelta di un animale estinto e incapace di volare nonostante la sua appartenenza alla classe degli uccelli: sarà anche questo un riferimento alla disabilità del personaggio?

In comune con l'altro libro c'è il fatto che anche questa storia di omicidio non comincia come tale: se quello di Lula Landry era stato liquidato come suicidio, quello di Quine inizia come un caso di persona scomparsa, con la moglie, Leonora, che si presenta nell'ufficio di Strike per chiedergli di ritrovarlo. Owen è un pessimo marito, il perfetto ritratto dell'artista capriccioso, ed è normale che sparisca dalla circolazione per alcuni giorni per poi tornare, ma ne sono passati già dieci, più del solito, e lei decide di rivolgersi al nostro eroe, che nel frattempo, con la notorietà acquisita dopo il caso di Lula, ha cominciato a farsi una discreta fama e lavora incessantemente, per lo più come pedinatore di coniugi presunti infedeli.
Nell'andarsene, Owen ha portato con sé il manoscritto del suo ultimo romanzo, Bombyx Mori, per l'appunto, che se fosse pubblicato rischierebbe a quanto pare di causargli una pioggia di problemi legali: dietro ognuno di quei nomi improbabili si nasconde infatti, neanche troppo mascherata, una riconoscibilissima persona reale, dalla moglie all'amante, dall'editor a uno scrittore rivale, alcune accusate anche di fatti gravissimi (uno su tutti: Quine insinuerebbe che sia stato lo stesso marito, Michael Fancourt, a scrivere una parodia anonima che tempo addietro aveva spinto la sua prima moglie al suicidio). Uno scritto, insomma, che gli procurerebbe parecchi nemici se fosse stampato e distribuito al grande pubblico.
L'indagine subisce una svolta quando è Strike stesso a ritrovare il cadavere di Quine proprio in un luogo dove la moglie si professava convintissima che non fosse, perché per quanto ne sapeva lo odiava e non vi metteva piede da anni. Non solo la natura del caso cambia da sparizione a omicidio, ma il crimine è avvenuto riproducendo esattamente la modalità della morte del protagonista di Bombyx Mori, chiaro autoritratto, ponendo così il colpevole necessariamente nella rosa di coloro che l'hanno già letto (che purtroppo non sono pochi). Breve ma necessario interludio: se non vi dico di preciso come muore Owen, è per metà per evitare spoiler e per metà per non vomitare sulla tastiera. Rispetto a colei che autocensurava il suo immaginario per adattarlo a un pubblico giovane e aveva inventato come picco di malvagità un incantesimo in grado di dare una morte veloce, pulita e senza tracce, Il Baco da Seta è un romanzo davvero molto crudo. Pare quasi che la Rowling stia tirando fuori in un colpo solo tutto lo schifo che si era tenuta dentro per non impressionare i bimbi innocenti che sognavano l'undicesimo compleanno per andare a Hogwarts. Non sono particolarmente schizzinosa, perlomeno quando leggo (i film sono un'altra storia, provo molto meno ribrezzo con la carta che con la pellicola), ma ho trovato l'assassinio di Quine assolutamente disgustoso. Lettore avvisato, mezzo salvato. Simili avvertimenti andrebbero apposti anche per quanto riguarda il linguaggio, che è (al solito) molto più pieno di “Vaffanculo” rispetto alla saga del maghetto, e per i riferimenti sessuali, che di necessità abbondano, perché i romanzi di Quine sono in generale parecchio espliciti. Vale la pena di andare avanti, se non vi scandalizzate, ma non dite che non ve l'avevo detto.
Tra copie di Bombyx Mori che circolano e ricerche sui lavori precedenti di Owen, il libro diventa un interessante sistema di scatole cinesi, con i personaggi di un'opera letteraria che ne divorano e citano in continuazione altre, sia reali sia di fantasia, e per di più con ogni capitolo che si apre con una breve frase tratta da un libro che, a saper leggere tra le righe, ne anticipa il contenuto. Altro che seta, questo è un tessuto, certo, ma d'intertestualità. Tanto di cappello.
Ricordate l'appunto di poco conto che avevo fatto a Il Richiamo del Cuculo, secondo cui gli interrogati ricordavano troppo e troppo bene? Ho come l'impressione di non essere stata l'unica a notare il difettuccio, perché stavolta “Robert” ovvia al problema alla radice, per prima cosa ponendo il fattaccio a distanza di meno tempo, e secondo, premurandosi di far specificare quando necessario ai personaggi, spontaneamente o in risposta a domande precise, qualcosa del tipo: “Sono sicuro che sia così perché...” e via dicendo, con il testimone di turno che collega plausibilmente il dettaglio richiesto a un altro fatto che è certo di rammentare.
Parallelamente all'indagine, tra acute interviste più simili a partite a scacchi che a colloqui in cui Strike calcola attentamente ogni mossa per cavare dai conoscenti e colleghi della vittima più informazioni possibili e pian piano tratteggia una complessa storia di dissapori personali e letterari che danno dell'universo della carta stampata l'impressione di una vasca piena di squali, stratagemmi per infiltrarsi come ospite aggiuntivo a feste a cui non era stato invitato e un paio di concitate scene in auto con un'inedita Robin passione stuntwoman al volante, prosegue anche la vita personale dei nostri eroi, nelle quali si profilano all'orizzonte ben due matrimoni. Da una parte c'è quello di Robin con il noiosiss... ehm, rispettabilissimo Matthew, che viene rimandato a causa della morte della madre di lui, stavolta per cause naturali, e dall'altra quello di Charlotte Campbell, la bellissima e altolocata ex di Cormoran, che finisce addirittura sulla copertina di un giornale di gossip per la sua unione con un visconte che pare non aver nulla da invidiare al Royal Wedding tra William e Kate, che peraltro fa da sfondo al romanzo, dato che la storia si svolge in quel periodo, e addirittura aiuta Strike a ricordarsi dell'esistenza di una pista inesplorata perché, per una coincidenza furbescamente architettata dall'autrice, un personaggio porta lo stesso nome della sorella di Kate. Tra alti e bassi vari, sembra che alla fine sul fronte sentimentale siano entrambi messi meglio di com'erano partiti: Charlotte ricorre a un ultimo, disperato tentativo di tornare tra le braccia di Cormoran alla vigilia del fatidico sì, ma lui dimostra finalmente di avere la forza di volontà di ignorare il suo SMS, lasciarla al triste destino che si è scelta da sé e cominciare a guarire dalle ferite lasciate dalla loro relazione malsana, mentre Robin, che inizia a rendersi conto di quanto l'atteggiamento del fidanzato ostacoli il suo lavoro e reprima la sua indipendenza, prende il coraggio di confessare a Matthew la portata del suo amore per l'investigazione, che esisteva già da prima di Strike e non dev'essere dunque motivo di gelosia, e ottiene un certo grado di ammorbidimento da parte di lui, che comunque non ne è entusiasta. Se si arrenderà del tutto per il bene del loro futuro matrimonio o se si lasceranno prima dell'altare è ancora tutto da vedere. Venghino, venghino, signore e signori, si accettano scommesse!
E così, con i sostenitori di un eventuale futuro sviluppo romantico tra i protagonisti ancora pieni di speranze e Robin che aspetta con ansia che cominci il corso d'addestramento offertole dal capo, dal valore ben più ufficiale di qualche sparuto incarico lontano dalla scrivania, mettiamoci in attesa anche noi, sì, ma dell'uscita del terzo episodio...
A presto, amici!
Valutazione complessiva: 

Nessun commento:

Posta un commento